Il Giubileo, le periferie e Betlemme

«Betlemme, così piccola fra i villaggi di Giuda…» (Mi 5,1). Non era certo un centro importante, Betlemme, tuttavia lo diventa perché è la patria del re Davide: da piccolo paese sconosciuto alla periferia di Gerusalemme, diventerà addirittura città regale.

Ancora più sconosciuta era Nazareth, che non è mai citata in tutto l’Antico Testamento. L’inizio del racconto dell’Annunciazione a noi sembra molto solenne, ma in realtà il fatto che un angelo sia mandato a una ragazza sconosciuta di un paese sconosciuto, ha del sorprendente. L’unico tratto di quel racconto che evoca qualcosa di importante, è il riferimento a Giuseppe, della casa di Davide, anche se era una dinastia in decadenza.

In questi racconti di Natale, così, le periferie geografiche e ancora di più quelle esistenziali salgono alla ribalta. Nazareth diventerà il luogo dove il Verbo si fece carne (Gv 1,14), Betlemme, niente di meno che la città del Messia. Una dinastia decadente ritrova la sua regalità, una ragazzina di provincia diviene la regina e sovrana dell’universo.

Ci può essere messaggio del Vangelo che rappresenta al meglio quale sia la sfida della Chiesa di oggi, nella quale papa Francesco e il vescovo Zuppi ci chiedono di impegnarci?!

Il Giubileo esige che noi esercitiamo la misericordia, per riportare tutti coloro che sono ai margini al centro, per esercitare la nostra dignità cristiana di re, profeti e sacerdoti e per ridare dignità regale a coloro a cui è stata ingiustamente sottratta.

Il viaggio di Maria che oggi contempliamo, mentre va a visitare la cugina Elisabetta, sia dunque il modello di questo spostamento che siamo chiamati a compiere verso gli altri.

L’itinerario di Maria in questi primi capitoli dei vangeli dell’infanzia è entusiasmante: Maria si muove da Nazareth a una periferia montuosa della Giudea, poi torna a casa, va a Betlemme, poi Gerusalemme, poi di nuovo a Nazareth. Da periferia a periferia, poi verso il centro e ritorno. Come se Maria volesse trascinare tutto con sé in un unico grande viaggio, nel quale, di continuo, fa la scoperta di Dio e della verità che Dio le restituisce sulla sua vita: «Benedetta!» «Benedetto il frutto del tuo grembo!» «La madre del Signore»…

Se sapremo accogliere la grazia del Giubileo e gli “spostamenti” che ci chiede di compiere, sicuramente faremo una rinnovata esperienza di Dio e della verità di noi stessi.

Don Davide




Una settimana davvero speciale

Con la voce di Giovanni Battista che ci invita alla conversione e a fare l’esperienza del perdono dei peccati, entriamo in una settimana davvero speciale per tutta la Chiesa e per la Chiesa di Bologna.

Questo martedì Papa Francesco aprirà la Porta Santa in San Pietro a Roma per inaugurare il Giubileo Straordinario della Misericordia; sabato, invece, accoglieremo il nuovo vescovo Matteo Maria Zuppi, che dopo la celebrazione eucaristica aprirà la Porta Santa nella nostra cattedrale.

Il papa ci ha consegnato l’intento programmatico di questo anno, nell’interpretazione sintetica del Concilio che ci ha proposto nella bolla di indizione dell’anno santo Misericordiae Vultus (MV): «I Padri radunati nel Concilio avevano percepito forte l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in un modo nuovo. Una nuova tappa dell’evangelizzazione di sempre» (MV 4). La misericordia è la chiave sintetica di questo “nuovo” stile, è «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa» (MV 10).

Senza mezzi termini, papa Francesco afferma che «tutto nell’azione pastorale della Chiesa dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti […]. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole» (MV 10).

Mi pare di particolare rilievo, in questo tempo d’Avvento, ricordare che «misericordia è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro» (MV 2). L’Avvento, tempo di attesa, è tempo soprattutto di attesa della misericordia di Dio, di incontro col suo perdono e rinnovamento a partire da esso.

Chi desidera cambiare vita? Chi desidera avere la pace? Si faccia avanti! È il tempo della misericordia!

Anche la presenza di un nuovo vescovo si iscrive in questo segno della misericordia di Dio per la sua – in questo caso, nostra – Chiesa.  Per capire quali siano i sentimenti di un vescovo per la diocesi che gli viene affidata, potremmo rileggere le parole di Paolo nella II lettura di questa domenica, rivolta “col cuore in mano” ai Filippesi, sua comunità prediletta e amata. Soprattutto, vorrei ricordare queste parole: «Quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia» (Fil 1,4). Ci auguriamo che il vescovo Matteo possa dire lo stesso della sua Chiesa di Bologna, ma allo stesso tempo vogliamo fare nostre queste parole:

«Caro vescovo,

quando preghiamo per te, lo facciamo con gioia, a motivo del tuo prezioso servizio al vangelo. Siamo persuasi che il Signore che ha iniziato in te quest’opera buona, la porterà a compimento. Perciò preghiamo che il tuo amore cresca sempre di più, perché tu possa raccogliere a piene mani i frutti che ti aspetti dalla tua Chiesa ed essere lieto e contento del tuo ministero» (cf. Fil 1,4-11).

 Don Davide