Tra le consolazioni

“Io li riporterò tra le consolazioni…” (Ger 31 – I lett.)

Il principio della Pasqua – il riscatto, la consolazione – attraversa profeticamente tutta la Bibbia, anche l’Antico Testamento, e si realizza compiutamente nel Nuovo con la resurrezione di Gesù.

Come non sentire vere queste parole della prima lettura, di fronte alle esperienze dolorose che il nostro quartiere, la nostra città, le parrocchie della diocesi e tutta la regione hanno attraversato con le recenti alluvioni?

C’è stata un’esperienza di pianto, ci sarà un’esperienza di consolazione.

A patto che decidiamo di vedere, che vogliamo fermamente essere liberati da quella cecità del cuore e della mente, per cui non vediamo i rischi, non sentiamo il pericolo che corrono le persone e non abbiamo l’intelligenza di un rapporto corretto con l’ambiente.

Ancora la prima lettura, ci ricorda che ci sono “fiumi ricchi di acqua” e che sono una cosa buona: i fiumi e l’acqua da sempre sono decisivi per la vita delle persone e dell’ecosistema. È la nostra cecità a trasformarli in strumenti di devastazione e morte.

Con la tecnologia, gli strumenti, le competenze ingegneristiche e soprattutto la ricchezza che abbiamo in Italia, dobbiamo abbandonare ogni scusa, aprire gli occhi, vedere la nostra responsabilità e agire sul nostro dovere.

Questo è anche uno dei modi di rispondere alla chiamata alla santità, oggi. Solo se saremo testimoni di una promessa di vita che si costruisce a partire da qui – dalla vita che ci è donata e dal mondo che ci è affidato – potremo essere testimoni luminosi di una vita che ci sovrasta per abbondanza e pienezza, e che ci attende.

Aprire gli occhi per vedere l’invisibile.

Quando accolgo le mie responsabilità e provo di vivere la mia vocazione all’amore e al servizio, anche delle urgenze, allora la cortina che divide il passaggio fra il di qua e la luce che si irradia dall’altrove si fa più trasparente e possiamo intravedere qualcosa.

Ci saranno consolazioni.

Io so che riabbraccerò la mia mamma e tornerò a parlare di cose liete con mio papà. So che racconterò alle tante persone della parrocchia quello che è accaduto qui, dopo che loro se ne sono andate.

È la Pasqua di Gesù, che è sempre all’opera per chiamarci all’amore, per farci diventare santi e per metterci al servizio, anche quando è concreto e urgente come in questi giorni.

Don Davide




Un altro consolatore

“Vi darà un altro Consolatore” (Gv 14,16).

Evidentemente Gesù sapeva che il mondo ha un immenso bisogno di consolazione.

Etty Hillesum, nel suo meraviglioso Diario scrive: “Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.

Questa frase interpreta magistralmente l’intenzione di Gesù: non solo lo Spirito Santo è un “altro” consolatore, ma anche tutti coloro che questo Spirito lo accolgono e se ne lasciano trasformare, al punto di essere balsamo, per molte ferite.

Vorremmo rubare le parole attribuite a S. Francesco nella Preghiera semplice e parafrasarle:

“O Signore, fa di me uno strumento della tua cura.

Dove c’è una ferita, che io possa essere balsamo; dove c’è la guerra, ispirami la pace. Dove ingiustizia, rendimi giusto. Dove manca l’amore, aiutami ad amare.”

Allo stesso tempo, Signore, fa’ che io stesso sappia di avere bisogno di consolazione, per essere umile e affidato e sentire che il conforto è sempre essere gli uni assieme agli altri, e ciascuno insieme con te.

Don Davide