Il regno dei cieli è simile a un tesoro.
Ci sono due condizioni per apprezzare un tesoro: la prima è che sia una cosa oggettivamente di valore. La seconda che sia qualcosa di prezioso per chi lo incontra.
Alla prima condizione noi associamo, ad esempio, l’immagine di un forziere pieno di cose preziose, ritrovato in un’isola misteriosa. In questo caso, può darsi che i trovatori aprano lo scrigno e vedano brillare tante monete d’oro e che ne facciano bottino; oppure potrebbe accadere che in mezzo a una cassa piena di fango sia nascosto un diamante di inestimabile valore, e che si rischi di perderlo, ingannati dall’apparenza.
Con questo inizio del suo insegnamento, Gesù sembra rivolgerci quindi molto direttamente alcune domande:
◆Il “regno dei cieli”, ossia il desiderio di Dio è qualcosa che noi consideriamo prezioso?
◆Abbiamo cura di fare esperienza della dimensione spirituale e di approfondirla, come – ad esempio – abbiamo cura di stare in salute o di fare le cose che ci piacciono?
◆Abbiamo la saggezza di riconoscere che la spiritualità è una parte preziosa e indispensabile della nostra vita?
◆Se non abbiamo ancora fatto esperienza che l’incontro con Gesù è un tesoro per la nostra vita, abbiamo la pazienza di scavare un po’ e la disponibilità di accordare la fiducia a qualcuno che ci possa guidare?
Tante persone sono degli ottimi professionisti, lavorano tanto, si impegniamo nei loro doveri, ma il loro spirito è atrofizzato… non sono in sintonia con l’esistenza e con gli altri… sono svuotati di energie di amore e di bene.
Si chiedono come mai, nonostante tanto impegno, le cose non funzionino come dovrebbero. Rimpiangono di non avere tempo per apprezzare la vita, qualche spazio di riflessione e consapevolezza, più momenti da dedicare alle persone care.
In questi casi, i sensi di colpa cominciano ad affastellarsi uno sull’altro, e così il dispiacere, che facilmente si trasforma in risentimento spesso senza neanche capire il perché.
Il tema è sempre lo stesso: non c’è solo la sorgente biologica della nostra vita, ma anche altre… lo spirito è quella che le lega tutte. Se il nostro spirito si spegne… tutte le altre sono come una rete che pian piano perde le sue fibre, fino a spezzarsi.
Per questo Gesù insiste, nelle prime due parabole, sul fatto che quando si è trovato questo tesoro o questa perla, quando si è capito che è un tesoro, si deve fare di tutto per “possederlo”. Non si tratta di carpirlo, ma di non privarsi di questa risorsa.
Poi, nell’ultima parabola, Gesù ci incoraggia, ricordandoci che questa ricerca non avviene in condizioni ottimali, in una camera sterile dal male… Il regno dei cieli, ci dice, è come una rete in cui ci sono tanti pesci, buoni e cattivi. Viviamo la nostra tensione a Dio in un continuo destreggiarci tra altre tensioni meno buone, in un continuo esercizio di discernimento, in una continua preghiera di lasciarci scegliere da lui.
Ad un certo punto, mentre cerchiamo il tesoro di Dio, scopriamo di essere noi un tesoro per lui e che lui ha dato tutto – compreso il suo figlio – e continua a fare tutto, per averci con sé.
Don Davide