Le letture di oggi ci inducono a riflettere sul modo in cui Dio fa le cose, sulle possibilità belle e positive che sono iscritte nella creazione e nelle relazioni.
Ascoltiamo innanzitutto una dichiarazione positiva: “Non è bene che l’uomo sia solo. Voglio fargli un aiuto che gli corrisponda.” Questa intenzione benevola si traduce nell’offerta di un sostegno adatto alla dimensione relazionale dell’essere umano.
Poi sentiamo un futuro: “lascerà suo padre e sua madre”. Non bisogna confonderlo con un imperativo futuro, come si fa tutte le volte che si trasformano automaticamente e senza le mediazioni necessarie questi testi in legge. “Lascerà” indica prima di tutto una possibilità di vita e di avanzamento; vuole dire: l’essere umano non sarà sempre attaccato al suo passato, potrà andare oltre alle sue radici, sarà capace di fare qualcosa di nuovo.
Pensate a quante storie epiche o tragiche si tramandano sul fatto che i figli o le figlie devono portare avanti le imprese dei padri e delle madri, tante volte con un peso schiacciante, che priva la vita di ogni forma di libertà. La Genesi ci dice: niente di tutto questo!
Infine Gesù ci ricorda, che è per la durezza del cuore (e di conseguenza, per la pietà di Dio) che tante cose accadono nel mondo. Voglio spogliare da questa interpretazione ogni riferimento legislativo o legalista. Non pensiamo alla questione “cos’è lecito e cosa non è lecito fare?”: che era la domanda limitante di quel gruppo di farisei che stavano sfidando Gesù.
Proviamo a cogliere, invece, che Gesù ci orienta a un altro tipo di prospettiva e di modo di stare nel mondo: non che cosa è lecito, ma quali sono le possibilità migliori? Che cos’è buono e ci è dato liberamente? Come conviene vivere?
Se viviamo così, possiamo allargare il cuore e i pensieri.
È vero, ci sono tanti amori che finiscono, anche tra quelli che si sono fatti promesse eterne. È una forma di rispetto per queste storie, capire che c’è quasi sempre molta sofferenza. Raccogliamo la prospettiva di Gesù, allora, e chiediamoci: come si custodisce l’amore? Quali sono i gesti da fare e le parole da imparare? Come si apprendono e si esprimono la fedeltà, la dolcezza, la tenerezza e il rispetto?
È vero: ci sono tante amicizie che deludono. Chiediamoci: come si impara la relazione? Come si cresce fidati e capaci di cura? Come si condivide?
È vero, infine, che ci sono tante persone sole. Perché? Come si diventa non “delle persone che aiutano”, ma “aiuto”. Con quali abilità e sensibilità si generano incontri e si apre futuro?
Tutte queste domande aperte non soffocano con la restrizione della legge, ma aprono piste che è appassionante percorrere, suscitano desideri di vita e di esperienze belle, generano passione.
Don Davide
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