La scena del vangelo di questa domenica ha una triplice intensificazione. Prima Gesù risponde a una disputa pubblica sulle questioni della purità rituale, poi approfondisce il discorso in una casa, portandolo sul tema dell’interiorità, infine risponde personalmente ai suoi discepoli.
Purtroppo, nel taglio della versione liturgica, si perde il senso di sgomento dei discepoli, che – appunto – “lo interrogavano”, perché si rendevano ben conto della rivoluzione delle parole di Gesù.
Sulla scia dei profeti, in un mondo dove il sacro e il contatto con il mistero di Dio veniva definito dalle pratiche esteriori, Gesù costruisce l’interiorità. È quello il luogo dove si gioca la qualità della nostra esistenza: se riusciamo ad essere integri, interi, con ciò che proviamo.
Qui la questione diventa delicata, perché noi tendiamo a pensare che “essere integri con ciò che proviamo” significhi solo dare retta alle nostre emozioni e ai nostri sentimenti… ma non è così. Il punto è che ciò che viviamo sia un tutt’uno tra i nostri propositi, il nostro stile, le nostre scelte di vita, gli obiettivi che abbiamo, ciò che diciamo e ciò che facciamo. Un esempio perfetto, in negativo, è quando dobbiamo mentire: se mentiamo, vuol dire che queste dimensioni non sono allineate.
L’interiorità è una cosa desueta. Oggi vanno più di moda le belle foto su Instagram con le frasette carine… ma anche in questo esempio possiamo osservare un bisogno di interiorità. L’esposizione esteriore di sé in un’immagine proposta al pubblico esprime, in realtà, il bisogno di raccontare qualcosa di vero… che spesso deve addirittura essere esplicitato appunto con una frasetta, che esprime ricerca di interiorità.
Alla fin fine, per tutti l’interiorità è la cosa più preziosa che abbiamo. Solo che spesso è una gran confusione, perché ci sono troppe forze che spingono e non sappiamo come manovrarla, inoltre ci sono pochi maestri.
Gesù, tra l’altro ci mette in guardia che, paradossalmente, i nemici vengono proprio dall’interno. La nostra interiorità è come un fortino, al cui interno ci sono dei traditori; oppure come un muscolo che… sì certo, si può fare male prendendo una botta, ma è molto peggio quando si strappa per l’uso o per un movimento sbagliato. Bisogna avere cura pazientemente e di continuo di questo muscolo che è l’interiorità, in modo da impedire di farsi male e di sgominare i “traditori”.
Gesù conclude la lista di questi nemici parlando dell’insensatezza. Possiamo vigilare, quindi, cercando di non fare cose “insensate”, rimanendo padroni di noi stessi e in contatto con la nostra consapevolezza. In un manoscritto raro dei vangeli, c’è una glossa che attribuisce a Gesù questa affermazione: “O uomo, se sai ciò che fai, beato te!”.
Beato chi ha la consapevolezza di sé ed espande la sua esistenza come il Sole che irraggia calore dal suo nucleo.
Don Davide