Per elevare lo spirito
“Ordinario” sembra essere un termine dispregiativo nel linguaggio comune: è ordinario ciò che non ha particolari qualità. Ma non è così nel tempo liturgico della Chiesa: il Tempo Ordinario è il periodo che non è caratterizzato dalle grandi solennità e, proprio per questo motivo, ha tanto più valore perché celebra il fatto che la resurrezione agisce la sua potenza non solo nelle grandi occasioni, ma anche nella ferialità delle nostre vite.
C’è un’energia straordinaria che opera nella vita ordinaria.
L’amore di Gesù ci accompagna in ogni passo e, come credenti, noi sappiamo che le nostre case, le nostre scuole, i nostri uffici, le strade che percorriamo in mezzo al traffico, i rumori della città sono per noi il luogo della nostra santità. Come scriveva Madeleine Delbrél in un’intuizione folgorante: “Noi crediamo che per la nostra santità nessuna cosa ci manchi, perché se ci mancasse Dio ce l’avrebbe già data.”
Così questo tempo che ci è dato di vivere con la Chiesa e nella Chiesa è come l’alzarsi in volo delle mongolfiere. Non un’accelerazione fantasmagorica come quella degli aerei o dei razzi, né un frastuono assordante come quello degli elicotteri, ma un lento elevarsi verso il cielo, scaldati e riempiti dal fuoco dello Spirito. Non tutto quello che c’è è necessario e utile, perciò per vivere la santità nel quotidiano sarà indispensabile liberarsi di qualche zavorra, essere più leggeri per lasciarci condurre senza resistenze dal vento dello Spirito Santo. Questo processo, però, avviene con gradualità.
La liturgia domenicale e la nostra preghiera quotidiana agiscono così: ci fanno piano piano cambiare l’orizzonte, ci aiutano a guardare le cose dall’alto e a cogliere il mistero di Dio che attira ed eleva i nostri cuori, e che agisce non solo nei nostri, ma anche in quelli di amici e conoscenti, come quando si vedono tante mongolfiere nel cielo.
E là, più in alto, il sole di Dio. Guardiamo a lui con una nostalgia non meglio definita nel cuore, lo desideriamo come meta della nostra pace. Mentre ci pare di avvicinarci, chiediamo che sia lui stesso a colmare la distanza e ad entrare nel nostro luogo sacro interiore, affinché nel desiderio di elevarci, non dimentichiamo la base di tutte le nostre partenze.