Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno, infatti, può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui» (Gv 3,1-2).
Che cosa smuove, di notte, Nicodemo?
Dal testo di Giovanni, a Nicodemo sembra apparire un Gesù conosciuto. Nicodemo, infatti, riconosce con certezza dai segni compiuti da Gesù che Dio è con lui e lo interpella come maestro. È facile pensare che sapesse della presenza di Gesù tra le strade di quel territorio e che Nicodemo conoscesse anche la provenienza di Gesù dalla Galilea, da dove – secondo la convinzione dei farisei del tempo – ‘non poteva venire niente di buono’ (cf. Gv 1,46).
Nicodemo evidentemente aveva fiducia di poter condividere con Gesù tutte queste certezze; va da lui di notte, con accortezza e prudenza, senza dare nell’occhio e si avvicina a Gesù per dirgli che ha capito tutto o, forse, che in realtà non aveva capito niente, dopo tanti anni di studio delle scritture. Dal testo è certo che non ha ancora fatto la domanda e Gesù già gli risponde e, probabilmente, alla domanda più profonda che non riusciva ad esplicitare nemmeno a se stesso.
Questo vale anche per ciascuno di noi.
Anche se pieno di certezze ti avvicini a Gesù almeno per farne una piccola esperienza, nelle notti della vita e sempre, egli ti accoglie come sei, per aiutarti a rinascere, come se quell’esperienza di amore vivo ti rendesse migliore a prescindere e per la sola tua disponibilità.
Proviamoci, come Nicodemo.