Non siamo figli tutti di un unico Dio? E non siamo così tutti fratelli? Perché agire l’uno contro l’altro?
Le domande sono lecite davanti alla cronaca di tutti i giorni, alle guerre e alle devastazioni, ai contrasti che si possono vivere nel quotidiano con chi ci è vicino.
Nella enciclica ‘Fratelli tutti’ papa Francesco suggerisce una terapia della fraternità
per guarire dalle ferite aperte dalle paure della diversità. L’altro, nella sua differenza con me, sembra alimentare il disagio. Il popolo accanto al mio, nella propria identità appare un pericolo verso la mia esistenza.
Nei decenni scorsi sembrava che l’umanità avesse imparato dai propri errori, dalle guerre mondiali, dai conflitti, ma gli EGO sparsi nel mondo hanno inventato pure una ‘guerra mondiale a pezzi’, proprio mentre la tecnologia tesse la rete del villaggio planetario. Violenze, persecuzioni, migrazioni forzate, dignità umane lese, mirano a prevaricare l’altro e mentre disprezzo l’altro, dimentico me stesso, il mio essere figlio dello stesso Dio, il mio appartenere alla stessa umanità. La differenza dell’altro non è più la mia ricchezza, lo svelamento del mio essere fratello e le paure nutrono il mio andare lontano da tutti e da tutto, isola tra gli isolati.
Il conforto, la cura della fraternità, passa proprio attraverso la misericordia grande del Padre
che non ci vuole tra noi come partner commerciali, ma come ‘fratelli tutti’, perché da soli non ci si salva.
Non ci vuole come coloro che creano gravami interessati per le strade delle nostre relazioni, ma vuole che ognuno occupi il giusto posto, quello dei carismi ricevuti, dei doni personali da condividere, della ricchezza delle proprie qualità da offrirci l’un l’altro come vera terapia, perché siamo tutti fratelli, figli amati dello stesso Dio, alleati fra noi per la pace.
Francesco Paolo Monaco