Gli uni gettano le reti, gli altri le stanno riassettando.
I primi stanno pescando, gli altri hanno finito.
Gesù parla, ti chiama.
Che tu sia nel pieno della tua attività, oppure abbia staccato e ti prepari a riposare, lui vuole avere a che fare con te. Se sei giovane, ha bisogno di te. Se sei adulto, ha bisogno di te. Se sei anziano, ha bisogno di te.
Non importa quello che stai facendo, se sei occupato: ci sono amici da prendere, uomini e donne che devono sentire l’amore, persone che hanno bisogno di molte salvezze.
Non c’è una parte migliore di questa: ascoltare la parola del Maestro, che ti chiama.
Senza, le cose diventano affanni.
Solo che tu ascolti la sua parola come una chiamata per te, ed è un profumo che viene diffuso e conquista tutti.
Per due volte la liturgia di oggi ci propone l’immagine di questo cambiamento radicale: tenebra e luce. L’una non può esistere con l’altra. Quando si accende la luce della presenza di Gesù nella nostra vita, al risuonare della sua parola, come la voce dell’amato che chiama la sua amata nel Cantico dei Cantici, allora le tenebre si diradano. È il Sole da oriente, una lampada nella notte.
Per questo Paolo se la prende tanto con le divisioni nella comunità cristiana. Perché non siamo né di Paolo, né di Apollo, né di Pietro… ma siamo conquistati da Gesù.
Non desideriamo essere sopra gli altri, o essere di qualcuno, ma vivere il Vangelo, realizzare quella parola di bene che ci ha conquistato, per la prima volta, sulle rive del Lago di Galilea.
E servire, come regnare.
Servire gli amati, servire i poveri, avvicinare gli esclusi, consolare gli afflitti, custodire la creazione, guarire le ferite del mondo.
Questo ci affascina.
Meglio se fatto con qualche fratello e sorella, e altri che il Signore vorrà chiamare: una comunità di cui avere cura, e che voglio tenere il più possibile unita e affettuosa.
Don Davide
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