Digiuno
La seconda opera di conversione della Quaresima è il digiuno.
Non siamo più abituati a digiunare, forse anche perché troppo assuefatti ad avere tutto.
L’astinenza dalla carne, il venerdì, è diventata una pratica più formale che altro, se poi la sostituiamo con dei buoni manicaretti di pesce. Il digiuno di un pasto è quasi insignificante, quando nei ritmi di lavori quotidiani, già accade che si mangia veloce, magari un panino, o in piedi o un piatto di insalata per riprendere il lavoro.
Eppure, il digiuno alimentare conserva la sua efficacia, se ci aiuta a fare un gesto realmente penitenziale e a sentire la fame, la fatica, per condividere questa triste esperienza con chi è costretto a vivere in simili condizioni.
Il digiuno, per essere significativo, dev’essere scelto liberamente. Chi sceglie di fare il digiuno alimentare, in qualche forma umile e realista, deve trovare il modo di viverlo autenticamente, altrimenti è meglio lasciare perdere. Se si deve fare per pura formalità, non vale. Chi lo fa, sperimenta che effettivamente la pratica del digiuno scava nella nostra vita: ci rende più attenti alla preghiera, più sobri e più presenti a noi stessi.
Spesso, il digiuno alimentare, viene accompagnato dalla carità, quando si dà in beneficienza il corrispettivo di quello che si sarebbe speso per mangiare. È una pratica molto buona per dare significato al digiuno.
Oltre a questo, soprattutto nei testi dei profeti, vengono indicati tanti altri modi per praticare il digiuno affinché sia vero strumento e segno di conversione.
Il primo è astenersi dalle parole malvagie, dalle parole violente. Pensiamo a come è il nostro parlare: spesso è animato da rabbia, da verbosità, da grinta, cattiveria e giudizio. Sforzarsi di essere sobri di parole e convertire le parole cattive in parole buone, evitare i giudizi e i risentimenti è una via per praticare il digiuno efficacie, anche se difficile.
Il secondo modo è di limitare tutto ciò che ci fa sottrarre tempo agli affetti che contano. Passare un po’ più di tempo con la persona amata invece che su Facebook o davanti alla tv, giocare di più con i figli, sedersi e farsi raccontare la propria giornata dai ragazzi, scambiare una parola gentile con un collega di lavoro o con i propri dipendenti sono tutte pratiche di vero digiuno, inteso nel significato a cui ci richiama la Bibbia.
Il terzo atteggiamento è di ricordarci dei poveri, di avere presente i loro volti, di pensare che anche se non possiamo aiutarli adesso, non ci dimenticheremo comunque di loro, affinché, come abbiamo pregato domenica scorsa, non diventino trasparenti per noi, e noi per loro.
Gesù, nel vangelo, in un celebre passaggio afferma che certi demoni non si possono affrontare se non col digiuno. Chiediamo la grazia, attraverso il digiuno, serio e scelto, di poter affrontare i nostri propri dèmoni, e di sconfiggerli alla luce della Pasqua di Gesù.
Don Davide