Nella lettura di questa III Domenica di Pasqua riecheggia ancora l’eco delle ultime parole di Gesù sulla Croce: “Perdona loro … !”. Infatti, la grandiosa “omelia” di Pietro si rivolge a coloro che avevano invocato la condanna di Gesù e, invece di maledirli per il loro misfatto, li invita ad una conversione perdonando il loro peccato, come aveva fatto Gesù sulla Croce. Il discorso di Pietro fu pronunciato sotto al portico di Salomone, verso le tre del pomeriggio, dopo la guarigione di uno storpio presso la porta del tempio detta “Bella” dove questi chiedeva l’elemosina. All’inizio del capitolo seguente sappiamo che “molti di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila”.
Nella scia della prima lettura anche il brano di Giovanni ribadisce che è possibile tornare sempre a Gesù, anche se abbiamo peccato. La nostra conversione non dipende innanzitutto da una nostra iniziativa, per quanto virtuosa, ma dall’accoglimento da parte nostra della sua persona.
Il Vangelo infine sottolinea la “corporeità” di Colui che i discepoli avevano creduto un fantasma. Egli li invita a guadare e toccare i segni della Passione nelle sue mani e nei suoi piedi, e chiede loro qualcosa da mangiare: pesce arrostito che “prese e mangiò davanti a loro”.
Certamente il suo è un corpo trasfigurato e rimane il mistero della sua resurrezione, ma in noi rimane la speranza di non essere destinati a restare polvere e la comprensione dell’importanza e del valore del nostro corpo, già qui e ora, vivendo la verità della fede e sperimentando l’amore, il bene, il perdono. Non c’è opposizione tra corpo e anima, carne e spirito, l’uomo è da considerarsi un’unità avviata all’incontro con una Persona realmente vivente.
Quindi, la nostra preghiera è ben espressa dal Salmo responsoriale, che ci invita continuamente ad invocare “la luce del tuo volto”, la luce del Risorto che ci indica la strada e con le sue parole ci fa “ardere il cuore” come ai discepoli di Emmaus, annunciando a tutti quella Pace che solo Lui può donare.
(Commento a cura di Gilberto Turchi)