Tre sono i misteri che si celebrano legati alla manifestazione di Gesù: l’adorazione dei Magi; il battesimo ricevuto da parte di Giovanni Battista al Giordano; la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana.
In questi eventi si svela che Gesù è il Messia che chiama tutti i popoli a conoscere il Dio d’Israele; che il messia è presente, confermato e indicato da un nuovo profeta: Giovanni Battista e, infine, che Gesù dona la gioia che tutti attendiamo, nel simbolo del vino buono.
Per questo, la celebrazione del Tempo di Natale giunge fino al giorno del battesimo di Gesù, quando Gesù è ormai adulto: il bimbo che è nato, ora inizia la sua opera di salvezza rivelandosi al mondo.
In tutto questo Gesù compie un palese atto di umiltà: si mette in fila con i peccatori, lui che non lo è affatto, e anche di fronte all’obiezione di Giovanni Battista, risponde che si compia ogni giustizia.
La giustizia di cui parla Gesù è quella di una grande condivisione, di un senso di comunione che oserei dire universale, con tutti quelli che sono segnati dal peccato e che non sono dispiaciuti. Non con quelli che sono assuefatti dal potere e stanno nei palazzi dei re, e che non si sognano nemmeno di andare da Giovanni Battista, in quella regione polverosa, con tutti quei poveri disgraziati! Quelli non sono dispiaciuti, non soffrono e invece fanno soffrire! Invece Gesù si mette con tutti quelli che sono dispiaciuti, che soffrono (soprattutto per causa di chi ha più potere di loro), che hanno un desiderio autentico di cambiare, che attendono la pace del Messia e la speranza operosa di un mondo migliore.
Un atto simile a quello di Gesù lo avevamo già visto nell’inchino umile con cui i Magi adorarono il bambino Gesù. Un gesto assolutamente gratuito, di un grande nei confronti di un piccolo, e per questo un gesto veramente maestoso.
Il giorno dell’Epifania ho ricordato una frase dell’autrice Chiara Gamberale: “La speranza di un noi, in generale, nel mondo”. Un pensiero bellissimo, che esprime il clima di questi giorni, potremmo dire “il sogno di Dio”: il suo desiderio di fare una realtà affatto nuova rispetto a tutte le esperienze degli uomini, dove si possa dire con piena pace e piena verità: “noi”, senza che nessuno sia nemico, antagonista o escluso.
Ma questo sogno nasce dalla nostra volontà di metterci in questo cammino umile, come Gesù e al seguito di lui. Chiediamo la sua autenticità, la sua libertà di cuore, il suo intimo rapporto con il Padre, la sua capacità di entrare in sintonia con il cuore e il vissuto delle persone.
Ricomincia il Tempo Ordinario dell’anno liturgico e noi, con nuova fiducia e nuovo slancio, ci mettiamo nuovamente in cammino verso questo obiettivo.
Don Davide