Se potessimo osare tradurre la prima lettura (Es 22,20-26) di questa domenica in un linguaggio attuale, potremmo e dovremmo scrivere:
“Sono esseri umani, quindi non puoi trattarli male. Sono persone, non è difficile da capire. Il grido di tutti i sofferenti del mondo sale fino a me e io lo ascolto. Io me ne accorgo.”
Questo elenco che nel libro dell’Esodo segue il Decalogo (cf. Es 20,1-17) e lo specifica è davvero impressionante:
1) Non opprimerai lo straniero
2) Non maltratterai le categorie sociali più in difficoltà
3) Condividerai il tuo denaro
4) Non sfrutterai il povero
Ci sarebbe da farne un programma politico, ma i cristiani prima di puntare il dito contro gli altri, devono assumere come propria responsabilità personale una tale radicalità. Dovremmo poter dire:
“Almeno per quanto riguarda me, mi sforzo di seguire questa parola che Dio mi rivolge”.
Gesù dà un’interpretazione rabbinica perfetta della Legge di Mosé, sintetizzandola nel famoso: “Amerai Dio e amerai il prossimo” (Mt 22,37-38). Dio e gli esseri umani. Non si può amare l’uno senza l’altro. E dunque, se si “uccide” l’uno, si “uccide” anche l’altro.
“Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti.” (Mt 22,40)
Per Legge, nella cultura religiosa ebraica, si intende i sentieri per vivere. La Profezia è la costruzione di un mondo inedito di vertiginosa bontà, a partire da oggi.
Ora chiudiamo gli occhi un momento.
Facciamo tacere i tumulti della fretta e degli affanni.
Ricordiamo quello che abbiamo visto nei telegiornali o letto sui quotidiani.
Pensiamo ai nostri giovani e alle nostre giovani, a cui vogliamo bene, e chiediamoci: non abbiamo forse bisogno di ritrovare i Sentieri della Vita? Non abbiamo forse bisogno di rendere vere le visioni dei profeti, dove i missili diventano scuole, le armi nucleari ospedali, gli inquinanti boschi e foreste, a tutti i bimbi e le bimbe è concesso di giocare e di studiare, e nessuno – mai e poi mai – pronuncia il nome di Dio accanto a qualsiasi atto di violenza – anche il più piccolo – su un altro essere umano.
Don Davide