Ago 30

Esterno ed interno

Di

L’inizio di un lungo viaggio

La ripresa dopo le vacanze estive è un vero inizio. Non si tratta dell’anno solare, né di quello liturgico, eppure da settembre all’estate successiva è il periodo in cui si fanno i progetti e si pensano le attività pastorali. Così ci troviamo, in maniera più forte che in qualunque altra situazione, di fronte a un tempo che ci interpella e a nuove sfide.

Questo arco avrà un momento di importanza straordinaria l’8 giugno 2025, data in cui abbiamo chiesto la disponibilità al Cardinale Arcivescovo Matteo Zuppi per venire a inaugurare la Chiesa di S. Maria della Carità, restaurata. Abbiamo fissato la data, perché l’agenda del vescovo, come potete immaginare, va bloccata con larghissimo anticipo e speriamo di potere mantenere la scadenza. Se dovesse accadere qualche rallentamento nei lavori, allora la sposteremo realisticamente a dopo l’estate. In ogni caso, quello sarà l’appuntamento focale di tutto il nostro anno pastorale, del nostro cammino, delle nostre disposizioni spirituali.

Le letture di questa domenica sono perfette per entrare in questo percorso.

Il restauro della Chiesa di S. Maria della Carità, con lavori così importanti, deve essere il simbolo di una comunità spirituale, non di mattoni, che accoglie la grazia di essere rinnovata dallo Spirito del Signore.

Volesse il cielo che si possa dire della nostra parrocchia che osserva e mette in pratica il Vangelo, come testimonianza della saggezza e dell’intelligenza cristiana! (Cf. I lett. Dt 4,6)

Mi auguro proprio che, guardandoci indietro fra un anno, potremo dire che siamo stati generati dalla sua parola di verità, che avremo accolto con docilità (cf. II lett. Gc 1,18.21).

Desideriamo essere di quelli che mettono in pratica il Vangelo,

non soltanto ascoltatori, in modo da non illudere noi stessi (cf. II lett. Gc 1,21-22).

La preghiera per accogliere e realizzare il Vangelo e lasciarci trasformare da esso è in fondo una supplica perché ci sia corrispondenza tra la bellezza esteriore e quella interiore; perché ci sia una purezza religiosa alleata con l’autenticità della vita; perché il lavorio spirituale si manifesti in una vita concreta di carità e di grazia.

Gesù ci ammonisce di non purificare solo l’esterno e che saremmo ingenui, facendo solo così.

Guai a noi, quindi, se facessimo tornare allo splendore la nostra chiesa, senza sentire un imperativo coerente a rinnovare noi stessi, la nostra comunità, la nostra parrocchia! (cf. Vg.)

Supplichiamo che il chiarore che illuminerà la nostra chiesa, con il nuovo impianto, possa corrispondere allo Spirito che avrà illuminato il nostro intimo, e che così possiamo essere degni, con gratitudine e responsabilità, di ogni buon regalo e di ogni dono perfetto che il Padre ci vuole dare, lui che è il creatore della luce. (II lett. Gc 1,17).

Don Davide

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