L’uomo ricco, che secondo la versione di Matteo è un giovane, pone al Maestro la domanda fondamentale: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. È la domanda decisiva, quella che punta diritto al cuore del nostro desiderio di vita: di una vita autentica e di una vita che non debba più soffrire lo scoglio della morte.
Gesù, infatti, accoglie la sfida contenuta in questa domanda e risponde all’uomo. Tuttavia prima si preoccupa di precisare che solo a Dio compete l’appellativo di “buono”.
Cosa vuole farci capire Gesù?
Mi sembra che Gesù ci inviti a renderci attenti alla domanda di vita che emerge da tutte le persone, e in modo particolare dai giovani, Ogni uomo porta nel cuore questo desiderio di vita, magari anche in mezzo a mille contraddizioni o sbagli, oppure nascosto e soffocato dalla presenza di altre ricchezze. Il compito è di fare emergere tale voglia di vita, fino a che ognuno sia posto di fronte a una scelta decisiva: accoglierla, liberandosi dalle proprie schiavitù, o lasciarla andare, magari a prezzo della propria tristezza?
In questa settimana abbiamo iniziato il catechismo, che rappresenta uno degli sforzi più grandi della nostra comunità, e il Maestro ci educa a intercettare questa imperiosa domanda di vita che viene dai bimbi e dalle loro famiglie che incontreremo.
Dobbiamo farlo, però, senza presumere di essere “buoni”, o giusti, o ancora peggio “i migliori”, perché uno solo è colui che con cuore buono si prende cura di ognuno, Dio stesso.
Rispondere alla domanda: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna” è il compito di ogni comunità cristiana. È la sapienza pastorale che dobbiamo desiderare più di tutte le altre ricchezze.
Questa sapienza pastorale viene alimentata dall’ascolto della parola di Dio, che è in grado di aiutarci nel discernimento e di farci innamorare di ciò che è degno e di farci respingere ciò che non merita. Un’altra via è il Sacramento della Riconciliazione, che ci aiuta a ritrovare sempre l’essenziale tesoro del nostro cuore: per questo motivo, ho deciso che da sabato prossimo voglio dedicare uno spazio maggiore alla Confessione, tutti i sabati che non sarò via coi ragazzi, a partire dalle 17.30, per avere un’opportunità distesa di celebrare questo sacramento.
Sappiamo, ancora una volta con assoluta certezza, che in questo cammino non siamo soli. Ben consapevoli che è una cosa impossibile ai soli uomini, noi possiamo confidare con allegrezza che non ci mancherà l’aiuto di Dio.
Don Davide