L’angelo che smaschera l’inganno
Non ci sono profumi, nel racconto dell’evangelista Matteo. Le donne, diversamente dalla narrazione di Marco e Luca, vanno al sepolcro di buon mattino, all’alba del giorno dopo il riposo del Sabato, perché era il primo momento in cui potevano farlo.
Non sono spinte da adempimenti che rimanevano da fare: sono mosse dalla commozione, dal dispiacere, dall’amore per quell’uomo così caro che era venuto a mancare improvvisamente, nel pieno della sua età, e ingiustamente.
Nel loro intimo pulsavano ancora le ferite provocate dalla violenza, dalle parole aspre e dalla folla sobillante. Avevano bisogno di lenirle, quelle ferite, come quando si va alla tomba di una persona cara per cercare un po’ di conforto, o quando si parla a un’amica per drenare il dolore.
Ma Gesù se n’è già andato, anche se la tomba è ancora chiusa. Tutto quello che accade, nell’intuizione della resurrezione, accade dal vivo: il terremoto, l’angelo che rotola la pietra e che mostra il sepolcro vuoto. Viene in mente l’immagine dei ragazzini di una volta seduti sul muretto dei giardini, mentre aspettano il resto della compagnia per dare una notizia importante. Qualcuno deve avere paura: le guardie che rimangono tramortite; qualcuno no: le donne, che vengono incoraggiate.
La speranza della resurrezione non nasce da qualcosa di speciale, ma da ogni affetto sincero e amorevole che abbiamo per le persone care: questo bisogno di incontro, quest’esigenza di comunione che non può venire meno. Da qui si fa spazio, come un angelo che smaschera l’inganno, un desiderio di vita che incontra risposte.
«Guardate: i sepolcri si svuotano e chi li difende rimane tramortito!
Via! Coraggio! C’è un tempo di vita da vivere e degli incontri, preziosi, che si preparano!».
Si dirà che Gesù è risorto, e qualcuno avrà fiducia. Lo si testimonierà, e qualcuno crederà. Si cercherà di mettere in pratica l’amore e ogni uomo e ogni donna lo vedranno.
Si potrà raccontare, e anche scrivere, che la morte viene sconfitta.
Don Davide