La Parola di Dio che si fa carne

La dimensione spirituale, nella vita cristiana, viene spesso descritta da un’esperienza fisica. Si parla della sete, della fame, della fatica, della lotta… Lo Spirito, infatti, non è un fantasma svolazzante, né qualcosa di semplicemente invisibile… Lo Spirito è la forza di Dio Padre, che rende la presenza del suo Figlio in mezzo a noi tangibile, reale.  

Così, la Parola di Dio che si è fatta carne nella storia, vuole farsi carne nella nostra vita. 

Il tempo dell’Avvento è il tempo di questa gestazione. Un tempo di ascolto rinnovato della Parola di Dio scritta; quella raccolta nelle Sacre Scritture, che sono pagine da leggere, da amare e da custodire. Una parola che Dio ci vuole rivolgere personalmente, quindi da meditare nel silenzio, con il proprio metodo e la propria sensibilità. 

In Avvento cerchiamo un rifugio dalla dispersione: al mattino quando i termosifoni non hanno ancora scaldato pienamente la casa, o alla sera nell’atmosfera ovattata delle luci di Natale, mettiamo gli occhi su quelle parole – possono essere il Vangelo del giorno, o un testo dei profeti – parole umanissime, eppure divine, e lasciamo che venga plasmata in noi la stessa umanità di Gesù. 




La Festa dell’Incontro e la Giornata del Creato

Ci sono due temi nella liturgia di oggi, che ci aiutano a vivere gli appuntamenti di questa domenica. 

Nel vangelo, Gesù ci mette in guardia dalle false sicurezze, chiamando in causa addirittura il Tempio: neppure dell’edificio più sacro, luogo fisico della presenza di Dio, rimarrà pietra su pietra. Gesù sembra dire che non dobbiamo confidare su niente di sottoposto alla consumazione del tempo.  

Tornano in mente le parole che lui stesso disse a proposito del buon uso delle ricchezze: fatevi depositi che non invecchiano e un tesoro nei cieli. Per Gesù, il modo di applicare questa strategia è non tenersi le ricchezze per se, ma condividerle, farsi vicino a chi ha bisogno, diventare amici, aiutare, sostenersi a vicenda. 

Questo è esattamente il senso della II Festa dell’Incontro che celebriamo nella nostra parrocchia, e che si celebra in tutta la diocesi e in tutto il mondo, su richiesta precisa di Papa Francesco.  

Oggi, si celebra anche la Giornata diocesana per la Custodia del Creato, dal tema: La nostra Amazzonia. Il grido dei poveri, il grido della Terra. 

Il giudizio contro i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia, nella prima lettura del profeta Malachia, viene rappresentato dall’immagine di un giorno rovente come un forno, che brucia la Terra e dall’annuncio di carestie, pestilenze e guerre tra i popoli, nel vangelo. 

È istruttivo che il giudizio sulla storia e il monito per la vita degli uomini vengano rappresentati da una catastrofe ambientale che genera conflitto. Nella tragedia che colpisce l’ambiente, chi è onesto con se stesso trova uno specchio di tutte le proprie responsabilità. 

La Parola di Dio, dunque,  ci educa e ci ammonisce. Ci educa all’amicizia e alla fraternità con chi è più bisognoso di noi; ci ammonisce, simultaneamente, ad ascoltare il grido della Terra e il grido dei poveri, affinché possiamo vedere sorgere il Signore, non come un sole rovente come un forno, ma con raggi benefici di giustizia e di pace. 

Don Davide 




Il Generale, la Parola e il Messia

Riflessioni in vista del Mandato ai catechisti, educatori e responsabili

Naaman il Siro è il modello di un uomo distante dal culto del Dio d’Israele. Si trova in una situazione di emergenza e decide di affidarsi a Eliseo, che gode della fama di essere grande profeta. Tuttavia, quando Eliseo lo invita a fare il bagno nel Giordano, inizialmente il generale Naaman, abituato a comandare e non a obbedire, è scettico. La sua condizione di estremo bisogno, però, lo costringe ad aprirsi e a fare esperienza delle prodigiose opere di Dio.

L’apostolo Paolo riafferma che “la parola di Dio non è incatenata”. Che essa è testimone della fedeltà con cui Dio ci manifesta il suo amore, libero dagli schemi e da altri contenimenti.

Infine, i lebbrosi samaritani compiono un atto di fede e, mentre vanno dal sacerdote per certificare la loro guarigione fidandosi solo della parola di Gesù che li ha mandati, si ritrovano guariti. Solo uno di loro, però, riconosce in questo l’irrompere del tempo nuovo del Messia, il tempo in cui i lebbrosi sono purificati e guariti e ai poveri è annunciata la buona novella. Nel gesto del lebbroso che torna a ringraziare, non c’è solo una questione di buona educazione, ma la consapevolezza di avere superato uno spartiacque, di vivere un tempo diverso, segnato dalla grazia inequivocabile del Dio che salva.

Potremmo riassumere queste tre letture con tre immagini: il generale divenuto discepolo, la Parola libera ed efficace, il Messia che ci rende grati.

Oggi conferiamo il Mandato da parte della comunità parrocchiale ai catechisti, agli educatori e ai responsabili della nostra parrocchia. È un segno di riconoscimento del servizio che alcune persone hanno accettato e di gratitudine per questa disponibilità.

A loro auguro di potere riconoscere ciò che la liturgia di questa domenica ci propone: il Dio testimoniato nella nostra fede è in grado di piegare la fierezza anche dei generali più lontani e renderli suoi discepoli e testimoni. La Parola di Dio è il nostro tesoro, la nostra risorsa sempre più grande e decisiva, ed è libera: è libera di raggiungere chi vuole, non è bloccata da alcun ostacolo, è in uscita. Noi dobbiamo confidare sempre nella potenza di questa parola: amarla, conoscerla, viverla e testimoniarla. Infine, siamo consapevoli di vivere un tempo speciale: è il tempo del Messia, non è in mano nostra. Come ci chiede il tema dell’anno pastorale di quest’anno, dobbiamo forse abituarci a vedere dov’è che il Messia sta agendo nella nostra pastorale, e dove sta cambiando il nostro tempo e la nostra storia, ma soprattutto i nostri cuori.

Don Davide




Il profumo del pane

Il profumo del pane è profumo di vita: che siano vite vissute nella convivialità, o corpi bruciati dal sole e dalla sofferenza, o vite scavate e offerte, sempre il pane ci rimanda al significato di una vita che viene impastata, lievita e cresce, e – come insegnavano bene i nostri nonni, per i quali buttare il pane era un sacrilegio – non deve essere sprecata.

La mostra delle opere di Matteo Lucca, Daniela Novello ed Ettore Frani (che si apre oggi e della quale vi invito calorosamente all’inaugurazione) mentre ci fa sostare sulla bellezza e l’intensità delle loro creazioni, al contempo è come una solenne apertura alla vita pastorale della nostra comunità.

Vorrei, infatti, che chi visita la mostra si senta spinto a vivere la vita più intensamente sui temi che gli sono consoni: chi l’attenzione alle questioni dell’alimentazione e dei poveri, con l’anelito alla giustizia e alla perequazione delle risorse; la fraternità e l’amicizia; l’apertura ai misteri della fede.

La nostra parrocchia, con il mese di ottobre, riprende a pieno regime tutte le attività, a partire dal catechismo, i gruppi ACR, giovanissimi e giovani, fino a tutto l’articolato tessuto della vita della comunità.

Auspico che l’apertura della mostra sia come un simbolo dello stile che ci proponiamo di vivere: una partecipazione e collaborazione sempre più larga, l’entusiasmo nelle cose e lo stile della condivisione, la volontà di raggiungere tutti in una tensione missionaria che arricchisce anche i credenti e, infine, il desiderio di vivere le cose animati dalla bellezza e con una qualità alta nelle proposte che offriamo.

Don Davide




Il Centro di Ascolto

L’anno pastorale inizia con una realtà tanto preparata e attesa. Questa settimana, infatti, incomincia il Centro d’ascolto della Caritas parrocchiale.

Si apre così uno spazio per accogliere le persone in maggiore situazione di bisogno, mettendo le condizioni per non rifiutarle e non farle sentire come “qualcuno che dà fastidio”, ma anzi permettendo la conoscenza, poi l’amicizia e, di seguito, di costruire qualche percorso di aiuto significativo.

Il Centro d’ascolto non ha tutte le soluzioni e non eroga soldi – se non dopo un lungo e attento vaglio delle situazioni e dell’opportunità, e comunque solo in maniera finalizzata a una concreta autonomia – tuttavia è il luogo migliore per fare fronte alle tantissime richieste di aiuto che arrivano quotidianamente in parrocchia, ed è un segno squisitamente evangelico della comunità cristiana.

L’ascolto, in moltissime forme, è la più grande urgenza del mondo di oggi, che si consuma nella fretta e nell’autoreferenzialità e non lascia alcuno spazio a un ascolto cordiale, disinteressato e gratuito.

Non a caso, il Centro d’ascolto è la prima cosa richiesta alle parrocchie da parte della Caritas diocesana.

A dispetto delle apparenze, fare partire un Centro d’ascolto è un’impresa titanica. A questo proposito, dobbiamo ringraziare calorosamente i responsabili della Caritas parrocchiale, Antonella Munari e suo marito Paolo Nipoti, insieme a tutti coloro che si sono impegnati per questo obiettivo, con una menzione di merito alla segreteria parrocchiale, che ha svolto tantissimo lavoro.

Un ringraziamento specialissimo unito a un attestato di stima che si consolida sempre di più, va alla San Vincenzo parrocchiale, in modo particolare a Gabriella Falavigna, Nino Salici e sua moglie Fiorella, e tutti i membri collaboratori, che per decenni hanno portato avanti l’ascolto, l’assistenza e l’aiuto a tante persone e famiglie della nostra parrocchia, con lo stile inconfondibile di impegno e responsabilità personale proprio della San Vincenzo.

La San Vincenzo continuerà la sua opera, con il suo carisma specifico, in collaborazione, sostegno e reciproca partecipazione con la Caritas, che sempre di più svolgerà un ruolo di coordinamento delle varie anime caritative della parrocchia, cercando di aumentare la sensibilità di tutti.

A questo proposito, si ricorda che c’è bisogno di tanta collaborazione a vari livelli. Chi voglia dedicare un po’ di tempo, dalle cose più pratiche a quelle meno, può certamente contattare i responsabili.

Siamo orgogliosi – di un orgoglio bello, non vanitoso! – di iniziare l’anno pastorale con questo segno concreto. La nostra parrocchia, si chiama “della Carità” ed è bello pensare che, così, cerchiamo di essere sempre più fedeli alla nostra vocazione comunitaria.

Don Davide




I Campi, la Madonna della Grada e la Croce di S. Valentino

Con ancora la gioia e l’entusiasmo nel cuore per i campi estivi appena conclusi dei ragazzi delle medie e delle superiori, e pieni di gratitudine per queste esperienze preziose, in questa settimana celebriamo la Solennità di S. Maria della Grada, venerdì 6 settembre.

Alla Madonna della Grada affidiamo la ripresa dell’anno pastorale.

Al termine delle celebrazioni benediremo anche la Croce di San Valentino, segno di fede e di devozione molto amato dai fedeli che vengono a pregare il santo nell’omonima chiesa santuario.

Vorremmo così collegare il cammino di un popolo con i suoi estremi: da una parte la vitalità dei ragazzi e dei giovani, dall’altra le speranze di tutte le persone che hanno bisogno di affidarsi all’intercessione di San Valentino. In mezzo, il cammino del popolo di Dio per la nostra parrocchia, la Zona Pastorale San Felice e la diocesi intera.

Gesù ci invita a prendere su di noi il suo giogo come il Cireneo, ma in realtà non siamo noi ad aiutare lui, è lui che sostiene noi. Il giogo, portato così assieme con lui, diventa leggero e noi troviamo sorprendentemente consolazione e riposo. È l’esperienza della grazia.

La Croce di San Valentino è il segno di questa grazia. È una croce con un unico asse verticale, ma due assi orizzontali, a indicare che la nostra croce è unita a quella di Gesù.

La grazia di questo sollievo e di questa consolazione è quella che ha provato prima di tutto il sacerdote Valentino, nella sofferenza del martirio. Affidandoci alla sua intercessione, siamo sempre aiutati a trovare in Gesù coraggio, consolazione e sollievo.

Invito pertanto tutti coloro che si sentono protagonisti e responsabili del cammino pastorale delle nostre comunità (parrocchiale, zonale e diocesana) ad essere presenti a questa celebrazione, per affidare alla Madonna della Grada l’anno pastorale e a San Valentino la vita propria e di tutte le persone care.

Don Davide




Maria, nel cuore di tutti

In questa settimana ci affidiamo nella preghiera a Maria, chiedendo la sua intercessione mentre ci rallegriamo di una duplice occasione di grazia, poiché abbiamo l’occasione di venerare la madre di Gesù con i due titoli a noi più cari: quello di B. V. di San Luca in quanto bolognesi e quello di B. V. della Salute in quanto parrocchiani.

Accompagna la preghiera dell’Ottavario alla B. V. della Salute la meditazione dell’ultimo capitolo della bellissima enciclica di Papa Francesco Laudato sii, sull’ecologia. In questa parte, il papa propone una vera e propria via spirituale, una spiritualità integrale della presenza del cristiano nel mondo, che è anche un atto di servizio e di amore per le generazioni future.

È infatti soprattutto per i giovani che i cristiani sono interpellati a custodire il pianeta che Dio ci ha donato di abitare come patria terrestre; in questo senso la preghiera dell’Ottavario si collega con quella dell’anno scorso, in cui predicarono i giovani, ed è in continuità con le loro aspirazioni e speranze.

In quest’anno, poi, il vescovo come sappiamo ci ha esortato ad avere al centro della nostra meditazione il mistero della Pentecoste, il dono dello Spirito Santo sulla Chiesa. In questo senso, l’attenzione posta su una via spirituale da seguire è in sintonia anche con il cammino della Chiesa di Bologna. Il tema della custodia del creato, inoltre, ci pone – nella preghiera – al centro delle questioni cruciali della storia di oggi.

Infine, la preghiera dell’Ottavario si “colora” nel vero senso della parola di un’attenzione che sicuramente toccherà il cuore di tutti noi. È infatti in corso un progetto di restauro della venerata immagine a noi cara, che ha una importante tradizione nel bolognese ed è conosciuta anche come Madonna delle rondini o Madonna del cardellino. L’ultimo giorno dell’Ottavario, venerdì 31/05 alle ore 20,15, cioè prima della preghiera, presenteremo proprio questo progetto, in modo da rendere tutta la comunità partecipe e protagonista di questa iniziativa.

È bello sperare di potere vedere nuovamente splendente, nella cappellina a lei dedicata, che l’anno prossimo ospiterà anche una nuova mostra artistica, la nostra immagine della Beata Vergine della Salute.

Don Davide




La domenica dei battezzati

Siamo felici, in questa domenica, di celebrare il Battesimo di due bimbe del catechismo, insieme a un’amichetta più piccolina.

Il Battesimo, infatti, ha sempre due sfumature, ed è bene che siano entrambe presenti nella comunità cristiana.

La prima è quella del dono incondizionato, tanto incondizionato da non richiedere nemmeno la consapevolezza: è il caso dei bimbi che vengono battezzati appena nati, o ancora infanti… come la nostra piccola amica Caterina oggi. Il Battesimo, in questo caso, mette in luce l’amore di Dio totalmente gratis che ci precede, non ci chiede nulla e ci avvolge di un affetto e di una premura molto più grandi di quelle che ci potremmo mai immaginare: quelle di una famiglia e di una comunità cristiana.

La seconda sfumatura, invece, è quella di una scelta accolta dopo essere maturata. È il caso di Eva e Victoria, che hanno fatto un po’ di percorso del catechismo e insieme alle loro famiglie hanno deciso di ricevere anche loro il sacramento del Battesimo.

Entrambi questi aspetti ci aiutano a ricordare e scoprire il vero significato del sacramento più importante di tutti: esso è un dono e anche una scelta; una grazia e un impegno; la cosa che sta all’inizio della nostra vita cristiana, che segna l’inizio del nostro apprendimento, ma anche il valore più grande, che dice che nella Chiesa noi siamo già sufficientemente autorevoli per annunciare il Vangelo e prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle.

Lo dico sempre: il Battesimo è l’unica vera e la più grande dignità di ogni cristiano. E il nostro vero orgoglio. Per questo, in realtà, ciascuna delle due sfumature di cui ho parlato sopra, prevede anche l’altra. Non c’è dono che non vada custodito, fatto crescere e reso sempre più consapevole. Non c’è scelta che non sia preceduta dall’amore di Dio che si dona gratuitamente a noi e che, proprio grazie a questa scoperta sorprendente, ci sostiene nel nostro cammino.

Ringraziamo Eva e Victoria, così come anche Daniel Steven nella notte di Pasqua, e anche le famiglie dei bimbi più piccoli, perché il Battesimo è anche il segno di una comunità materna e fraterna, che sa ancora generare alla fede, e questo ci dà speranza.

 Don Davide




La Festa dell’Incontro

Se c’è una possibilità buona per il nostro mondo è quella di incontrarci amichevolmente, almeno tra quelle persone che – pur essendo diverse per qualsiasi motivo – hanno i presupposti della fiducia per avvicinarsi, condividere e diventare persone che si appartengono.

Ci saranno tante altre frontiere di vicinanza da attraversare, forse persino più importanti, come ad esempio quando la fiducia e il rispetto sono da costruire quasi da zero, ma sarà impossibile farlo se non incominciamo dal primo passo possibile: quello, cioè, di avvicinarci a coloro con cui c’è già un piccolo rapporto.

Nel suo piccolo, sono le premesse di un mondo nuovo. Il mondo che non erige muri, ma ponti e che dalla divisione di Babele costruisce la comunione della Gerusalemme celeste.

È questo l’intento che si prefigge papa Francesco, invitando tutte le parrocchie a organizzare una giornata di festa con le persone che si aiutano e con cui si entra in relazione nel territorio.

Festa dell'incontro

Noi l’abbiamo chiamata “La Festa dell’Incontro”, una giornata da trascorrere insieme a tutte le persone e le famiglie con cui entriamo in contatto e che aiutiamo come parrocchia, attraverso la San Vincenzo e la Caritas, o che incontriamo nelle nostre strade, davanti ai supermercati, o per rapporti di amicizia personali.

Vogliamo diventare amici, conoscerci meglio, condividere le nostre povertà e scambiarci le nostre ricchezze.

Per questo abbiamo fatto una veglia per meditare sulle povertà che ci caratterizzano tutti: povertà di cultura, povertà di relazioni e povertà di affetti. Per lo stesso motivo invitiamo a una messa particolarmente curata, in questa domenica, le famiglie cristiane e poi trascorriamo qualche ora conviviale insieme.

Oltre la messa e il pranzo offerto agli ospiti, l’appuntamento per tutti è domenica 24 marzo, alle ore 14.30 nel cortile della parrocchia, per mangiare un dolce e prendere il caffè insieme, e poi per intrattenerci con un gioco molto divertente fin verso le 16.00.

Con questa giornata si conclude l’itinerario della nostra comunità pensato per iniziare la Quaresima con il piede giusto, fatto degli Esercizi Spirituali, dell’Assemblea di Zona e di questo giorno di festa.
Come segno esteso di questa amicizia dilatata, essendo oggi anche la Giornata di solidarietà diocesana con la Chiesa di Iringa, tutte le raccolte delle messe saranno devolute per la costruzione della chiesa di Mapanda, in Tanzania, dove c’è la missione fidei donum della Chiesa di Bologna.

Da domenica prossima vorrei invece proporre qualche riflessione e indicazione per orientarci nelle celebrazioni del Triduo Pasquale, per leggere le scelte celebrative che vorremmo fare e così vivere consapevolmente e con grande intensità spirituale il momento più importante della nostra esistenza cristiana.

Don Davide




Chi ama conosce Dio (1Gv 4,7)

Che l’amore è tutto / È tutto quello che sappiamo sull’amore.

Così recita uno dei versi più famosi di Emily Dickinson. Nella semplicità quasi ovvia di questa affermazione, la grande poetessa coglie l’essenza dell’amore: la sua forza totalizzante e le sue dimensioni misteriose; il fascino dell’esperienza amorosa che ci rapisce e la sua complessità; il duello di luci e ombre inspiegabili, che ci può procurare tantissima gioia tantissima sofferenza.
Andando dietro a questa intuizione, il nostro vescovo Matteo, tre anni fa, ha voluto che si celebrasse in occasione di S. Valentino e nella piccola chiesa a lui dedicata qui nella nostra parrocchia, la Festa degli Innamorati, per condividere la bellezza dell’amore e ricordarci che sta al centro anche della vita di fede: “Chi ama conosce Dio” (1Gv 4,7).
Amare è la strada per vivere.
Amare è la via per diventare santi.
In questa consapevolezza, siamo in compagnia con la grande tradizione della Chiesa. Tutti i più importanti documenti della Chiesa dal Concilio Vaticano II in poi (e anche prima!) lo affermano e lo ribadiscono: dalla Lumen Gentium alla Gaudete et Exultate di papa Francesco, passando per il magistero di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Quest’anno, però, abbiamo voluto ricordarci anche di tutte quelle situazioni di chiaroscuro, per stare vicini a chi vive o ha vissuto l’amore non solo in quel clima tutto zucchero e fiorellini a cui, magari, la festa laica di San Valentino vorrebbe farci pensare. Vorremmo farlo, però, in clima di comunione e di condivisione. Così, anche se abbiamo dedicato delle giornate con intenzione particolare, l’idea è che chi è sereno preghi per e sostenga chi non lo è; chi è affaticato, possa uscire da se stesso e rallegrarsi con chi invece, in questo momento è particolarmente felice.
Gli uni per gli altri, a sostenersi, camminando insieme e senza dimenticare nessuno: questa vorrebbe essere l’intenzione della festa e di questa intensa settimana che ci apprestiamo a celebrare.

Amore Fusionale

Amore fusionale: scultura di Giulietta Gheller

Per arricchire la riflessione e il clima festoso, sarà presente nella chiesa grande (per ragioni di spazio) un’esposizione di quattro complessi di sculture che hanno come soggetto l’amore, grazie alla collaborazione dell’artista Giulietta Gheller, che – a partire dall’utilizzo di materiali naturali – ha riflettuto sul tema delle metamorfosi, ossia della trasformazione che l’amore è in grado di operare. La mostra si intitola Amar perdona, citando il celeberrimo verso di Dante, che evoca la forza invincibile dell’amore, ma che – nella sua ambivalente potenzialità di significato – richiama la capacità dell’amore di riconciliare, costruire vicinanza e comunione. Le sculture ci accolgono nella navata della chiesa, quasi per coinvolgerci nello sguardo di amore che si sviluppa tra loro e riempire lo spazio sacro di questo richiamo all’amore umano e divino allo stesso tempo.
La solennità di San Valentino, però, nella nostra parrocchia è anche e soprattutto caratterizzata da una preghiera speciale e per gli ammalati e dalla benedizione per la loro guarigione, legata al culto delle reliquie presenti in chiesa. Quest’anno, poi, anche la memoria di S. Bernadette e della Beata Vergine di Lourdes rientrano nell’ambito della festa, così che celebreremo lun. 11 la messa con il Sacramento dell’Unzione degli Infermi (in S. Maria, ore 16) e gio. 14 le messe di S. Valentino con la speciale benedizione per gli ammalati (in S. Valentino).
Un programma ricco e intenso per la nostra comunità, che spero veda una grande partecipazione, caratterizzata soprattutto da questa attenzione: di pregare gli uni per gli altri. Non solo, quindi, di vivere i momenti a noi dedicati o che sentiamo più consoni, in base alla situazione che stiamo vivendo, ma di condividere anche gli altri con la nostra partecipazione e, laddove non sia possibile essere sempre presenti, comunque con la nostra vicinanza, amicizia, stima e intercessione.

Don Davide