“Il medico della SARS” raccoglie una serie di testimonianze sulla vita di Carlo Urbani, medico, originario della provincia di Ancona, morto, il 29 maggio 2003, appena 46enne a Bangkok. La causa della sua morte fu lo stesso virus che aveva per primo identificato, la SARS.
Carlo combattè come un leone perché venissero adottate tutte le precauzioni, di cui oggi siamo diventati “esperti”, riuscendo così a contenere la malattia e, alla fine, a sconfiggerla. Già solo questo basterebbe a renderlo un luminoso esempio di dedizione alla professione e di capacità di sacrificio verso il prossimo.
Racconta la moglie che Carlo, ormai intubato e in fin di vita, disse al sacerdote che lo accompagnava di “non avere rimpianti, che dalla vita aveva avuto tutto, ma che lo addolorava dover lasciare i figli“, allora ancora piccoli. Urbani infatti era stato impegnato fin da ragazzo in una continua attività di volontariato e di assistenza, prima con l’Unitalsi e altre associazioni, poi da dottore con Medici Senza Frontiere, di cui divenne presidente della sezione italiana e per la quale ritirò nel 1999 il premio Nobel per la Pace. Quello che però mi ha colpito più di ogni cosa nella sua vita è stata l’eredità che ha lasciato alla sua famiglia e a chi lo ha conosciuto. La moglie, l’unica che poté vederlo per pochi minuti al giorno durante la sua agonia, grazie all’amore e alla stima che aveva verso il marito, continua ancora oggi il suo impegno come volontaria per l’Unitalsi e la Croce Rossa Italiana, di cui è presidentessa nel paese d’origine. Il figlio maggiore Tommaso, invece, presiede l’Associazione Italiana Carlo Urbani, AICU, impegnata nel promuovere l’accesso alle cure per i più deboli. Ho letto di recente anche un bell’articolo sull’impegno che questa famiglia ha messo nel fronteggiare, oggi, la pandemia in cui siamo stati coinvolti.
Sicuramente il bene che Carlo Urbani ha fatto al mondo, scoprendo la SARS e isolandola, va di pari passo all’eredità che ha lasciato nelle persone che lo hanno amato, conosciuto direttamente o indirettamente attraverso un libro o degli articoli scovati in rete.
„Il 90 percento del denaro investito in ricerca sui farmaci è per malattie che colpiscono il 10 percento della popolazione mondiale. Un paradosso su tutti: ogni anno le aziende farmaceutiche dedicano gran parte di fondi a patologie come obesità o impotenza, mentre malaria e tubercolosi, che da sole uccidono 5 milioni di persone l’anno nei Paesi in via di sviluppo, non attirano alcun finanziamento.“
Carlo Urbani