I giorni dell’amore

San Valentino 2020

Amore atteso (video) – San Valentino 11 febbraio

Amore accolto (video) – San Valentino 12 febbraio

Amore ferito (video) – San Valentino 13 febbraio

Amore celebrato (video) – San Valentino 14 febbraio

Dopo l’accoglienza entusiasta dell’anno scorso, ritornano le celebrazioni di S. Valentino, che quest’anno saranno caratterizzati come: “Giorni dell’amore”. Ciascuno sente il bisogno di celebrare e condividere il suo vissuto legato all’amore, perché è l’esperienza più importante dell’essere umano; questo fatto genera interesse, partecipazione e senso di vicinanza. 

L’obiettivo di quest’anno è coinvolgere un numero ancora maggiore di giovani e sottolineare che non vogliamo pregare solamente “per” le persone nei loro differenti stati di vita, ma vogliamo soprattutto pregare “con”: esprimere cioè empatia, amicizia, rallegrarci o farci forza insieme. 

Le celebrazioni inizieranno in compagnia dei single, che potrebbero vivere la ricorrenza di S. Valentino con un po’ di nostalgia o di dispiacere. Abbiamo conservato il momento di preghiera, per affidare al Signore la ricerca vocazionale, ma snellito le modalità della cena, per avere più possibilità di incontro e di dialogo, per fare un gioco insieme ed avere un bel clima di festa.  

Ci sarà poi l’incontro dei fidanzati con il cardinale arcivescovo. Per favorire il coinvolgimento dei giovani, le modalità saranno molto smart e il dialogo con il vescovo avverrà in un bel locale nel mezzo dell’aperitivo. A questo appuntamento, che privilegia intenzionalmente la partecipazione dei giovani fidanzati, si affiancherà quello della celebrazione degli anniversari (non solo quelli speciali, ma tutti!) proprio il giorno di S. Valentino. 

Tra questi due appuntamenti, un’attenzione privilegiata e affettuosa per chi ha vissuto o vive tutt’ora una sofferenza causata dall’amore. Abbiamo pensato a chi ha vissuto la separazione o il divorzio, ma anche a chi è ferito per un tradimento o una fatica nella relazione, oppure a chi ha subito una grande sofferenza o una delusione amorosa che fa fatica a passare. Vorremmo che tutti si sentissero coinvolti per essere tutti consolati e incoraggiati.  

Ogni uomo e ogni donna desiderano, in fondo, soltanto amare ed essere amati. Speriamo che questi giorni ci possano fare conoscere la strada per questa felicità che Dio vuole per tutti e ce ne indichino il sentiero migliore.  




L’anno che verrà

La prima domenica dell’anno civile e la Festa dell’Epifania ci spingono a guardare avanti, a quello che accadrà in quest’anno.

Abbiamo di fronte a noi un momento molto importante, la visita pastorale del Vescovo alle zone del Vicariato Centro, a partire da ottobre 2020, in modo particolare quella alla nostra Zona S. Felice dal 3 al 6 dicembre 2020.

Sembrano appuntamenti lontani, addirittura dopo l’estate, ma in realtà nei tempi “pastorali” sono vicinissimi e bisognerà incominciare a prepararli fin da subito, a gennaio.

Intanto, ci avvicineremo a questo grande appuntamento, con i momenti che il vescovo ci ha indicato per il cammino di quest’anno:

  1. la preghiera meditata sul racconto della Samaritana, domenica 19 gennaio, alle ore 18, presso la Chiesa di Sant’Isaia;
  2. la seconda assemblea di zona, domenica 23 febbraio, alle ore 16, presso la Parrocchia dei SS. Filippo e Giacomo.

Queste saranno le occasioni per cominciare a incontrarci e a riflettere su come accogliere il vescovo nella visita alla nostra zona pastorale.

Vorremmo inoltre vivere un momento di particolare accoglienza per tutte le famiglie che hanno battezzato i figli negli ultimi tre anni, in occasione della Domenica della Samaritana (3° domenica di Quaresima, il 15 marzo, alle ore 11).

Infine, ma non da ultimo in ordine cronologico, grazie all’interessamento di alcuni parrocchiani, della Caritas parrocchiale e dei giovani, ci attende anche una serie di incontri molto importanti sui grandi temi delle migrazioni, dell’ospitalità e delle questioni connesse, decisive per il nostro modo di essere uomini e cristiani.

Ci attendono grandi cambiamenti, perché la trasformazione della chiesa è in atto. Dovremo avere come riferimenti per accogliere questi cambiamenti ed esserne protagonisti proprio i tre elementi che emergono dagli appuntamenti ricordati:

  1. il desiderio di comunione e di uscita dal campanilismo parrocchiale;
  2. la parola di Dio come guida, letta e pregata non solo nella liturgia comunitaria, ma sempre di più anche nella dimensione personale e intima di ciascuno;
  3. il Battesimo, come sorgente della nostra vocazione a essere protagonisti e responsabili della vita della Chiesa, facendocene carico perché è “nostra”.
  4. L’attenzione ai poveri e alle sfide del tempo, come criterio della nostra capacità di interpretare e discernere la realtà e l’edificazione del Regno di Dio nel mondo.

 

Don Davide




Natale è vicino…

Natale è vicinissimo.

Raccogliamo qualche breve indicazione per vivere bene e spiritualmente la festa.

UNA BUONA CONFESSIONE

Fate una buona Confessione. Raccoglietevi qualche minuto in preghiera silenziosa e pensate all’arco di tempo che volete considerare, poi rispondetevi a queste domande:

  • Per quali cose/motivi voglio ringraziare il Signore in questo tempo? (Attenzione, valgono le piccole cose, come le grandi!).
  • Tenendo in mente queste cose belle, a che cosa il Signore mi chiama? (Forse a migliorare in un atteggiamento? Forse a radicarmi in qualche virtù? Forse a vivere la carità?)
  • Dov’è che non ho risposto con amore a queste chiamate? Quello che individuo, può essere oggetto della mia confessione.

SPERIMENTATE L’AMORE DI GESÙ

Sentitevi amati dalla Parola di Dio. In che senso “amati dalla Parola di Dio”, non si dovrebbe dire piuttosto “amate la Parola di Dio”? No no, vuole dire proprio così: amati dalla Parola di Dio! Prendetevi cioè, un piccolo momento di sosta prima della grande festa e… (lo so, lo so… bisogna preparare i tortellini, e l’arrosto… e il centro tavola….), dicevo: prendetevi un momento di sosta (stabilite con precisione quanto: 5 minuti, 10 o quello che volete. L’importante è che siate precisi nelle intenzioni!) e pregate su una pagina del vangelo che vi è cara. Il racconto della nascita di Gesù è perfetto per l’occasione, se volete. Non sforzatevi di capire di più, di studiare il testo, di fare una particolare meditazione. Cercate solo di soffermarvi su qualche punto in cui la parola risuona con la vostra vita, attraverso cui molto semplicemente vi sentite confortati, amati e incoraggiati ai sentimenti migliori. Lasciate che questa consolazione spirituale vi penetri e riempia tutto il vostro essere. Quando concluderete questa preghiera, scoprirete che tutto sembra avere una nuova armonia.

UN GESTO DI CARITÀ

Scegliete un gesto di carità. Quando andate a fare la spesa per le feste, potreste scegliere di fare un po’ di spesa anche per chi è povero; oppure fermarvi da una persona che chiede l’elemosina e chiedergli come si chiama, scambiare due parole e magari offrirgli la colazione condividendola con lui, oppure un buon toast caldo. Oppure potreste andare a trovare quella persona sola del vostro condominio, o fare un gesto generoso e inatteso per qualcuno. È un modo per rendere di più il nostro cuore di carne e per fare risuonare quel bellissimo consiglio che, fin dalla prima riunione degli apostoli, è rimasto come un criterio assoluto e imprescindibile: “Solo li pregammo di non dimenticarsi dei poveri.”

Buon Natale!

Don Davide




La festa “giusta”

C’è qualcosa di profondamente giusto nel celebrare il Natale.  

Giuseppe riconosce che accogliere la gravidanza di Maria era la cosa giusta da fare. I pastori capiscono quanto fosse giusto rispondere all’invito degli angeli e quel segno loro dato. I Magi, infine, imparano senza ombra di dubbio che è Betlemme la città giusta. 

L’unica cosa sbagliata sembra il momento: lontano da casa, in condizioni precarie. Eppure, nel racconto non abbiamo davvero la percezione che sia così… 

A ben vedere, non poteva che essere a Betlemme, secondo i profeti. E anche quella tanto bistrattata mangiatoia – “perché non c’era posto per loro nell’alloggio” (Lc 2,7) – sembra piuttosto un tentativo di dare a tutti i costi un riparo, e un aiuto, a quella coppia. 

Infatti, il racconto descrive la scena senza tensione: “Diede alla luce il suo figlio primogenito” (Lc 2,6). 

Quando il Natale sboccia per noi possiamo abbandonarci fiduciosi alla provvidenza che porta; abbiamo sempre la convinzione di non esserci preparati abbastanza, che sia arrivato troppo in fretta, senza che ce ne rendessimo conto, ma in realtà… non importa. 

Ciò che conta è che possiamo percepire che la festa del Natale è una cosa giusta e buona che il Signore compie per noi: che ci regala un momento di intimità, un sussulto di sensibilità, un attimo di pace con noi stessi, una gioia in famiglia, uno scambio d’amore, un accenno di speranza. 

Non importa se e quanto piccoli siano queste esperienze. Se siano assediate da avversità o da tristezze, se appaiano inopportune. Gesù si rende presente e ritiene che sia giusto che tutta la gioia possibile di questo momento ti sia donata.  

Lo sai che non sei escluso dalla festaMa prova anche a capire cosa significa profondamente: la bontà di Dio ti riguarda. Il Signore ha acceso questa luce per te e non verrà offuscata dal buio. 




Le sentinelle e il Bambino

C’è qualcosa di più bello della Corona dell’Avvento?

Non penso che, nella sua semplicità, ci sia effettivamente qualcosa di più suggestivo, capace di decorare e allo stesso tempo di richiamare al significato profondo della grande festa del Natale.

Della Corona ne esistono tantissime versioni; quella come la nostra in chiesa, con le quattro candele colorate: viola, rossa, rosa e verde; oppure quella con tutte le candele viola, o tutte rosse, o anche quella con la quinta candela – bianca – al centro. Attorno sempreverdi, o il vischio, o decorazioni a piacere. In chiesa accanto all’altare, come centro tavola, nelle camerette dei bimbi o addirittura nelle vetrine dei negozi… la Corona dell’Avvento è l’ospite attesa e gradita che non manca mai, appena ci si prepara al Natale.

Quando lo sguardo si posa si di essa, subito i significati si svelano.

Quattro candele incoronate: quattro candele regine, perché con la loro umile fiamma cominciano a rischiarare il buio. Esse sono timido, ma tenace presagio del Bambinello, che – improvvisa – farà sfolgorare una luce fortissima. Quel bagliore, però, non ci accecherà come quando qualcuno accende la luce di sorpresa al risveglio, perché i nostri occhi – soprattutto quelli dello spirito – si saranno già abituati a fissare la luce delle quattro sentinelle.

Cosa ci dicono, silenziosamente, queste sentinelle regine? Oggi, nella terza domenica d’Avvento lo possiamo capire, perché risuona nitidamente: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi!” (Is 35,4).

Ogni candela che si accende è un piccolo incoraggiamento, come quando un papà in montagna dice alla sua piccola bimba: “Siamo quasi arrivati…”, anche quando si è appena partiti. Non importa. Quello che conta è l’incoraggiamento per fare tutta la strada, e quando dopo l’ultimo tornante si intravede il rifugio, ancora risuona la voce: “Coraggio, vedi, siamo quasi arrivati!”.

Non a caso la seconda lettura ci invita ad avere costanza… nella speranza, come l’agricoltore che aspetta che la terra produca il frutto. Il versetto più bello di tutto l’Avvento, infatti, dice proprio così: “Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere il Giusto. Si apra la terra e germogli il Salvatore” (cf Is 45,8).

Così la nostra Corona d’Avvento è come un fiore luminoso e quando tutte le quattro candele saranno accese, germoglierà presto il Salvatore.

Non c’è dubbio che attendiamo lui, e non c’è possibilità di confondersi. Nessun usurpatore si sognerebbe mai di venire nei panni di un bimbo e di invitarci a disporci… attraverso la piccolezza. Qualunque re importuno vorrebbe magnificenza e gloria, fasto e onori, ma non questo bambino re. Lui trova che siano ottime messaggere le sue sentinelle regine: un po’ di luce, colori che ci ravvivano, il verde della speranza. Tutto facendoci piccoli piccoli, umili, semplificati, senza pretese e senza preoccupazioni, perché in questo regno sorprendente, il più piccolo è considerato grande.

 

Don Davide




Fare festa

È un tratto del mondo di oggi la difficoltà di fare festa. Per lo più accade che quando si “deve” festeggiare, o si organizzano cose che alla fine risultano tutto fuorché gioiose e dinamiche, o si eccede in atteggiamenti smodati. Capiamo invece il senso della “festa” quando nasce una serata fra amici così bella e spontanea, dove si è dialogato, scherzato e condiviso, che torniamo a casa con il cuore pieno di affetto e grati per quel momento.

Le feste dovrebbero essere così.

Il primo motivo per cui vogliamo fare festa oggi – e vorremmo che la festa fosse come ho descritto – è il compleanno di don Valeriano, che ha superato di un balzo gli 80, come si diceva che da giovani “saltavamo i fossi per la lunga”. Vorremmo, quindi, trovarci a fare festa con lui, cogliendo nella quotidianità meravigliosa con la quale lui è sempre al servizio della nostra comunità quella dimensione affabile, spiritosa e spontanea che è il tratto più autentico di ogni festa. Non c’è niente di più bello che festeggiare con qualche attenzione chi in realtà è sempre con te.

La seconda ragione di festa è l’Azione Cattolica (AC): questa associazione così importante per la storia della Chiesa contemporanea e irrispettosamente bistrattata e poco valorizzata, proprio negli anni in cui sarebbe più preziosa. L’AC, infatti, ci ha insegnato la forma stabile, umile e seria di servizio alla comunità cristiana che i laici possono e devono avere in seno alla Chiesa. Tutti i movimenti e le associazioni, di fatto, hanno avuto un esempio e un’apripista nell’AC e le parole della sinodalità e della corresponsabilità, che sono tanto preziose nella pastorale di oggi, sono state il DNA dell’AC fin dall’inizio. A questo proposito, l’AC ricorda a tutti che questo stile di Chiesa non si improvvisa e non è questione di buona volontà o di impegno di conversione pastorale del singolo.

La corresponsabilità e la sinodalità sono uno stile indispensabile e frutto di competenza umana, spirituale e pastorale, che va appreso in una lunga scuola di vita e di formazione. Per questo motivo, tale abito virtuoso del cristiano va riconosciuto e scelto insieme, in maniera pubblica e ufficiale, con un impegno stabile, in relazione, non lasciato alle voglie o alla buona volontà, ma legato e associato ad altri che sostengano e richiamino il senso della nostra responsabilità.

Vorrei che questa consapevolezza fosse compresa più profondamente e accolta con più convinzione, sia dagli adulti, sia dai giovani, a cui spetta la scelta se edificare la Chiesa di oggi e di domani.

Infine, in questa domenica festeggiamo il quinto anniversario del mio arrivo a S. Maria della Carità e S. Valentino della Grada. Se ci siano veri motivi per festeggiare lo lascio decidere a voi, tuttavia, invitarvi a festeggiare significa, da parte mia, riconoscere e testimoniare la bellezza di stare insieme, la gioia di una comunità fraterna e amichevole, e il desiderio di continuare a condividere le dimensioni più umane e lo slancio di testimoniare Gesù che ci fanno abitare la vita allo stesso tempo grati e con la nostalgia del Regno.

Le feste sono anche un’occasione per fare i ringraziamenti. Permettetemi, allora, di ringraziare Pierluigi e Maria Carla Zani per il Mercatino di S. Valentino e le signore del Borghetto per il Mercatino del Borghetto. Con il loro aiuto e la loro disponibilità, la comunità ha ricevuto un prezioso contributo per le attività parrocchiali. Anche questo è un importante gesto di corresponsabilità, tanto più significativo in quanto concreto e animato da vero spirito di servizio.

Don Davide




La Parola di Dio che si fa carne

La dimensione spirituale, nella vita cristiana, viene spesso descritta da un’esperienza fisica. Si parla della sete, della fame, della fatica, della lotta… Lo Spirito, infatti, non è un fantasma svolazzante, né qualcosa di semplicemente invisibile… Lo Spirito è la forza di Dio Padre, che rende la presenza del suo Figlio in mezzo a noi tangibile, reale.  

Così, la Parola di Dio che si è fatta carne nella storia, vuole farsi carne nella nostra vita. 

Il tempo dell’Avvento è il tempo di questa gestazione. Un tempo di ascolto rinnovato della Parola di Dio scritta; quella raccolta nelle Sacre Scritture, che sono pagine da leggere, da amare e da custodire. Una parola che Dio ci vuole rivolgere personalmente, quindi da meditare nel silenzio, con il proprio metodo e la propria sensibilità. 

In Avvento cerchiamo un rifugio dalla dispersione: al mattino quando i termosifoni non hanno ancora scaldato pienamente la casa, o alla sera nell’atmosfera ovattata delle luci di Natale, mettiamo gli occhi su quelle parole – possono essere il Vangelo del giorno, o un testo dei profeti – parole umanissime, eppure divine, e lasciamo che venga plasmata in noi la stessa umanità di Gesù. 




Avvento: adorare Dio in spirito e verità

Nel dialogo tra Gesù e la donna samaritana, che ispira l’anno pastorale della Chiesa bolognese, c’è lo scambio famoso in cui Gesù invita ad adorare Dio in spirito e verità.

Questo insegnamento cruciale, può ispirare anche il cammino dell’Avvento.

Adorare Dio

Ci prepariamo alla fesa dell’Incarnazione, caratterizzata da una dimensione umana intensissima: la nascita di un bambino, un’affettuosa scena familiare, la tenerezza, gli affetti più cari, la vicinanza. Nelle dimensioni più umane e proprio attraverso di esse, siamo spinti a riscoprire l’adorazione di Dio. L’Avvento è un tempo umano che ci fa adorare Dio.

Forse, addirittura di più che in Quaresima (in cui l’impegno alla conversione alcune volte ci spinge erroneamente a essere troppo concentrati su noi stessi), in Avvento possiamo esercitarci a orientare l’attenzione su Dio. Lo facciamo fissando un bambino e degli uomini, una stella… e… più in “alto”… Dio. Anche se “il più alto dei cieli” in realtà è proprio sceso qui sulla Terra, nella nostra umanità.

In spirito

Lo spirito richiama la dimensione di un’interiorità bella. In questo tempo di Avvento adoriamo Dio, attraverso lo splendore di cose umanissime, e lo facciamo riscoprendo l’importanza di una sorgente interiore, che significa sosta, raccoglimento e riflessione.

L’invito a prepararci al Natale “in spirito” può essere un argine alla nostra dissipazione e bulimia di cose da fare, che si riflette anche nella pastorale. Nonostante sembri impossibile, per il pensare comune, proprio in questi giorni possiamo vivere più quieti e sereni, più in contatto con noi stessi, assaporando la grazia di Dio che scintilla ovunque.

E in verità

La verità è un argine al nostro eccessivo protagonismo e individualismo. Adorare Dio in spirito e in verità, significa riconoscere che c’è un cammino che non riguarda solo noi, ma che è condiviso e ha dei tratti oggettivi. I più sensibili si preoccupano di prepararsi dignitosamente alla grande festa, ma la Chiesa, nella sua saggezza, offre percorso valido ed efficace per tutti.

La liturgia dell’Avvento, probabilmente meglio che tutti gli altri tempi forti dell’anno, ci aiuta ad avvicinarci al Natale disponendo il cuore e aprendo i pensieri, ci prende per mano e ci fa compiere un itinerario verso la luce.

Don Davide




Tra il popolo e il ladro

Tra “il popolo che sta a vedere” (cf Lc 23,35) e il ladro pentito ci stiamo tutti noi, tutta la chiesa.

Concludiamo un anno (liturgico) che è stato dedicato in gran parte al tema del rinnovamento della chiesa, con l’inizio della riforma delle parrocchie verso le zone pastorali.

In questo processo c’è stata una parte di noi che sono stati o stanno a guardare, qualcuno invece che ha colto l’occasione per un incontro con Gesù, per una conversione.

La Solennità di Cristo Re ci ricorda che noi troviamo salvezza solo in questo ricentrare sempre l’esperienza della nostra vita cristiana su Gesù. Quali che siano gli incarichi, i compiti, l’organizzazione, dobbiamo far sì che queste scelte ci aiutino a focalizzarci meglio su Gesù, a sentirlo vicino e a sentirci amati da lui.

La conclusione dell’anno liturgico è anche la soglia dell’Avvento. Dalla prossima domenica entreremo nel tempo intimo e suggestivo della preparazione al Natale.

Anche nella nostra vita spirituale vale l’esempio del ladro “buono”. Quante volte stiamo a guardare, siamo come spettatori della vita interiore? Non ci impegniamo in essa, non la coltiviamo… non crediamo che sia essenziale! Se guardiamo così… persino la croce di Gesù e anche il messaggio della sua resurrezione ci appariranno sempre poco più di uno spettacolo.

Se invece cogliamo l’occasione di rivolgerci a lui, allora potremo anche fare un bilancio di come abbiamo vissuto questo anno e il nostro tempo. Forse potremo scoprire qualcosa che non ci è piaciuto tanto e vergognarci, magari, di qualche scelta, ma sempre incontreremo la parola di Gesù che ci rinnova e ci salva e che orienta la nostra vita su orizzonti che nemmeno osavamo sperare.

Don Davide




La Festa dell’Incontro e la Giornata del Creato

Ci sono due temi nella liturgia di oggi, che ci aiutano a vivere gli appuntamenti di questa domenica. 

Nel vangelo, Gesù ci mette in guardia dalle false sicurezze, chiamando in causa addirittura il Tempio: neppure dell’edificio più sacro, luogo fisico della presenza di Dio, rimarrà pietra su pietra. Gesù sembra dire che non dobbiamo confidare su niente di sottoposto alla consumazione del tempo.  

Tornano in mente le parole che lui stesso disse a proposito del buon uso delle ricchezze: fatevi depositi che non invecchiano e un tesoro nei cieli. Per Gesù, il modo di applicare questa strategia è non tenersi le ricchezze per se, ma condividerle, farsi vicino a chi ha bisogno, diventare amici, aiutare, sostenersi a vicenda. 

Questo è esattamente il senso della II Festa dell’Incontro che celebriamo nella nostra parrocchia, e che si celebra in tutta la diocesi e in tutto il mondo, su richiesta precisa di Papa Francesco.  

Oggi, si celebra anche la Giornata diocesana per la Custodia del Creato, dal tema: La nostra Amazzonia. Il grido dei poveri, il grido della Terra. 

Il giudizio contro i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia, nella prima lettura del profeta Malachia, viene rappresentato dall’immagine di un giorno rovente come un forno, che brucia la Terra e dall’annuncio di carestie, pestilenze e guerre tra i popoli, nel vangelo. 

È istruttivo che il giudizio sulla storia e il monito per la vita degli uomini vengano rappresentati da una catastrofe ambientale che genera conflitto. Nella tragedia che colpisce l’ambiente, chi è onesto con se stesso trova uno specchio di tutte le proprie responsabilità. 

La Parola di Dio, dunque,  ci educa e ci ammonisce. Ci educa all’amicizia e alla fraternità con chi è più bisognoso di noi; ci ammonisce, simultaneamente, ad ascoltare il grido della Terra e il grido dei poveri, affinché possiamo vedere sorgere il Signore, non come un sole rovente come un forno, ma con raggi benefici di giustizia e di pace. 

Don Davide