Mentre continuano a giungere alle nostre orecchie tante notizie di ingiustizia, di violenza e di morte, viene rinnovata sulla Chiesa l’effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste (sulla chiesa e su tutti gli uomini e le donne aperti ad accogliere questo dono, poiché lo Spirito Santo «soffia dove vuole» [Gv 3,8]).
In questa celebrazione è come se l’energia della resurrezione di Gesù si dispiegasse completamente. Nella notte di Pasqua abbiamo proclamato in un salmo: “Mandi il tuo Spirito, Signore, e tutta la terra si rinnova” (Sal 104); potremmo quasi dire che l’efficacia di questo rinnovamento opera a partire da oggi, e attraverso la conversione “alla vita” di tutte le persone che decidono di accogliere lo Spirito Santo e di fare spazio all’amore per la vita stessa. Si tratta di scelte concrete, con ricadute efficaci: i nostri stili di vita, il rispetto della creazione, la gentilezza nei confronti delle persone, la bontà, l’onestà, la dedizione ai più piccoli, gli sforzi per includere i poveri e gli esclusi, la gioia di esistere, l’entusiasmo e l’impegno di amare.
«Tutti furono pieni di Spirito Santo», dice il racconto di Pentecoste. Non si tratta – evidentemente – di una pienezza quantitativa, come se lo Spirito Santo si potesse misurare, quanto di una pienezza qualitativa: si intende cioé una vita interamente animata e permeata dalla forza dello Spirito, che porta il suo frutto nelle famose nove manifestazioni che vale la pena di ricordare: gioia, pace, amore, bontà, pazienza, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
Uno dei segni più efficaci di questa svolta che investe i discepoli è il cosiddetto “dono delle lingue”, ossia la possibilità di comprendersi, la grazia di una comunicazione efficace. Nel racconto degli Atti degli Apostoli sono due i miracoli che accadono: il primo è che i discepoli parlano più lingue, ispirate dallo Spirito; il secondo è che gli uditori sentono nella propria, come se lo Spirito avesse aperto a tutti la facoltà della comprensione. E’ un simbolo potentissimo che ci richiama al valore di una comunicazione che permetta una reale comprensione. Lo Spirito ci invita a metterci nei panni dell’altro (l’immagine di parlare più lingue) e di ascoltare come se parlasse esattamente la nostra (l’immagine dell’ascolto), perché solo questo ci permette di entrare in profonda empatia e condivisione e di fare sì che il dono supremo fatto all’uomo, la Parola, sia sorgente della nuova e vera comunione del mondo, contro tutte le forze disgregatrici della Morte.
Don Davide
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