Nell’elenco indicato dal profeta Isaia, che è divenuto l’ordine tradizionale con cui si ricordano i sette doni dello Spirito Santo, il secondo è l’intelligenza o intelletto (cf. Is 11,).
L’evangelista Luca, l’autore sia del Vangelo che degli Atti degli Apostoli, per due volte tratta dell’intelletto nella liturgia odierna.
A proposito della condanna di Gesù, l’apostolo Pietro dice ai capi del suo popolo: “Io so che voi avete agito per ignoranza”; invece il racconto evangelico afferma che il Risorto “aprì ai suoi discepoli la mente per comprendere le scritture” (la traduzione precedente diceva: “aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”.
Nel linguaggio comune si parla di diversi tipi di intelligenza:
ad esempio l’intelligenza emotiva, o un’intelligenza matematica. Per capire il significato dell’intelletto, dobbiamo pensarlo come l’aiuto dello Spirito Santo per comprendere Gesù e il suo mistero.
Si tratta di mettere insieme tutti gli indizi su di lui, come dei Sherlock Holmes della fede, attraverso tutti i nostri sensi, compresi quelli spirituali ed emotivi, per giungere a dire: “Gesù è vivo, il Signore è veramente risorto!”.
Di conseguenza,
il dono dell’intelletto ci fa vivere sempre nella luce della resurrezione:
plasma il nostro percepire a partire dalle tracce della vita di Dio nel mondo, e ci aiuta a vivere non nelle tenebre del sepolcro, ma nella gratitudine per l’esistenza.
Don Davide
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